Abu Simbel Expo | La Campagna Nubiana
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LA CAMPAGNA NUBIANA 

La situazione dell’Egitto

Due problemi fondamentali spingevano l’Egitto, per necessità economiche, alla costruzione di una diga gigantesca:

1. la superficie utilizzabile per alimentare la popolazione egiziana, sotto una forte spinta demografica. L’egitto, con una superficie di circa un milione di kmq, di cui di fatto solo 40.000 di terre coltivate, deve affrontare il problema demografico, che dai circa 5 milioni di abitanti nell’ottocento, negli anni 50 arriva ad una popolazione di 25 milioni.

2. la riserva d’acqua in una zona prevalentemente desertica. Il Nilo è il fiume più grande del mondo, con un corso di circa 6700 km. E’ formato da due grandi rami che si incontrano nei pressi di Kartum: il primo, il Nilo Bianco, proviene dai grandi laghi africani, dalla Regione del lago Vittoria, del Kenia e del Tanganika. Il secondo, il Nilo Blu, viene dall’Etiopia e dal lago Tana. Un altro affluente, chiamato Atbara, è fondamentale per il suo apporto di terra ferruginosa di origine vulcanica, importantissima per la formazione del limo di deposito del Nilo.

Dopo l’incontro di questi tre rami, il Nilo passa prima in Sudan, poi arriva in Egitto. La piena del nilo è un fenomeno naturale, ciclico: il flusso si verifica in piena estate, nel mese di luglio. La portata della piena è variabile, si calcola tra 50 e 150 miliardi di metri cubi.

Nel 1954 il Presidente Nasser lancia un grandioso progetto di sbarramento del fiume, con l’obiettivo di dare cibo e luce a 25 milioni di abitanti. Per ottenere questo bisognava realizzare unalveo lungo almeno 500 km.

La diga, inaugurata nel 1971, garantirà all’Egitto una enorme riserva d’acqua e producendo l’energia necesssaria alla cresita industriale. Da quel momento, però, il limo normalmente portato con le piene, rimarrà bloccato a monte della diga. L’ultima piena del Nilo si è verificata nel 1965. Il progetto della diga, necessario per lo sviluppo del paese, implicava però il sacrificio di una parte del passato: l’innalzarsi del lago Nasser avrebbe provocato l’inondazione della Nubia. Tutti i siti archeologici, tutti gli straordinari Templi, tutte le tombe con i sontuosi affreschi sarrebero stati sommersi pe sempre, trascinando con sé la storia di una civiltà. Già con la costruzione della prima diga di Aswan ebbe come conseguenza la partenza di numerose popolazioni, con molti siti che furono sommersi, come il Tempio di Iside nell’isola di File i cui dipinti cominciarono a deteriorarsi per l’aumento del livello delle acque durante le piene annuali.

Da quando, poi, nel 1955, furono rese note le proporzioni dell’inondazione causata dalla costruzione della diga, alcuni archeologi, prevedendo che i Templi rischiavano di essere sacrificati, organizzarono numerose spedizioni per effettuare rilievi che consentissero di conservare almeno le tracce di questa civiltà sacra condannata a sparire. Da questo momento vengono eseguiti fotografie e rilievi architettonici, osservazioni di carattere gereoglifico ed epigrafico dagli archeologi, rilievi di curve di livello e riprese aeree da parte di geometri ed ingegneri.

Nel 1959 i governi dell’Egitto e del Sudan fanno appello all’UNESCO per ottenere il sostegno finanziario e l’aiuto alla realizzazione del salvataggio dei Templi della Nubia. Dopo due mesi, nel 1960, Vottorino Veronese, direttore generale dell’UNESCO, lancia l’appello per il salvataggio. Fu un appello, questo, alla solidarietà di tutti coloro che avevano a cuore l’antica civiltà egiziana e alla fratellanza internazionale, oltre ogni possibile barriera politica.

Tutti i governi risposero affermativamente raccogliendo i fondi necessari per questa impresa senza precedenti. Così, a 15 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, la solidarietà universale si manifestava in maniera clamorosa, proprio mentre sembrava impossibile realizzare l’unione e la concordia fra tutte le nazioni. Si dovette aspettare fino al 1964 per dare inizio, secondo il calendario previsto, allo smantellamento dei Templi di Abu Simbel, che diventarono non solo una testimonianza, ma il simbolo del salvataggio dei Templi della Nubia, con la loro bellezza che fino a quel momento aveva sfidato i secoli e che ora si apprestava a sfidare gli ingegneri.

Anche se una parte dei territori della Nubia del Nord sono andati perduti, una gran parte dell’eredità è stata conservata ed ha potuto essere trasmessa alle generazioni future. Con tre eccezioni – il tempio di Gerf Hussein, il sito di Qasr Ibrim ed il tempio di Abu Oda – altri edifici sono stati smantellati e, dopo il trasferimento, ricostituiti in 6 gruppi, di cui 5 in Egitto e 1 in Sudan. Essi sono:

1. I templi di Philae sull’isola di Agilkia nei pressi della vecchia diga di Aswan;
2. I templi di Beit el-Wali e Kalabsha e il Chiosco di Qertassi vicino all’Alta diga;
3. I templi di Dakka, Maharraga e Wadi es-Sebua, nei pressi dell’ex sito di Amada;
4. I templi di Amada e Derr e la Tomba di Pennut, originariamente ad Aniba, vicino al sito di Amada;
5. I templi di Abu Simbel, in situ, ma 60 metri sopra il sito originale;
6. I templi di Buhen, Semna Orientale e Semna Occidentale, a Khartoum nel giardino del Museo Nazionale delle Antichità.

Inoltre, quattro templi sono stati donati alla Spagna (tempio di Debod), agli Stati Uniti (tempio di Dendur), all’Italia (tempio di Ellesija) ed ai Paesi Bassi (tempio di Taffa), in segno di riconoscimento per la collaborazione attiva nelle operazioni di salvataggio.

In Egitto, come in Sudan, gli scavi hanno portato una grande quantità di documenti ed informazioni sulle principali civiltà che hanno prosperato in questa parte della valle del Nilo, e si sono accresciute le conoscenze acquisite sul lontano passato della Nubia. La bibliografia, pubblicata nel 1977 dall’Unesco, ha già individuato più di 700 opere o articoli sulla Campagna di Nubia e sul suo svolgimento, prodotti da tutti gli studiosi e scienziati (preistorici, antropologi, egittologi, coptologi, arabisti) che hanno risposto alla chiamata della Organizzazione, oltre naturalmente ai nubiologi.

Ma gli aspetti intellettuali e morali del successo della campagna non sono meno significativi rispetto ai suoi aspetti fisici. La campagna ha tradotto in maniera efficace l’idea che le grandi opere del genio umano costituiscono un tutt’uno indivisibile, sono rilevanti per l’umanità nel suo complesso, e riguardano la conservazione di tutti i paesi e di tutti i popoli. Pertanto, l’esempio della campagna di Nubia potrebbe non essere il solo, l’Unesco ha successivamente ricevuto richieste, sempre più numerose.

Così il tempio di Borobudur in Indonesia ha potuto essere completamente restaurato tra il 1970 ed il 1983. Dei lavori urgenti, allo stesso modo, potrebbero essere intrapresi a Venezia, nell’Acropoli di Atene e l’antico centro urbano di Mohenjodaro, in Pakistan; come Kairouan in Sukhothai, Thailandia, nel triangolo culturale dello Sri Lanka, tre monumenti di Haiti, la valle di Hadramout e la valle di Kathmandu, la città di Fez, la città di Sana’a, la Plaza Vieja de l’Avana, l’isola di Goree in Senegal, la città di Hue in Vietnam, le antiche città della Mauritania. L’elenco dei siti su cui l’Unesco è stata chiamata ad intervenire ha continuato a crescere.

In Egitto, come in Sudan, la campagna nubiana ha causato un rinnovato interesse per le vestigia storiche, artistiche ed epigrafiche accumulati per millenni in questa parte della valle del Nilo. In Sudan si è evidenziato l’interesse per i monumenti e per i documenti accessibili al pubblico all’interno del nuovo Museo Nazionale delle Antichità di Khartoum e del suo giardino, nonché per l’intensificazione della campagna archeologica che si è sviluppata a sud della cataratta di Dal. In Egitto, il governo ha deciso di costruire ad Aswan un museo della Nubia ed un Museo della civiltà egiziana al Cairo, esponendo testimonianze della storia del paese, dalla preistoria ad oggi. Entrambi i progetti, per i quali è stato lanciato il 3 marzo 1982 un appello alla solidarietà internazionale, sono stati realizzati e terminati, assistiti da organizzazioni internazionali attraverso l’Unesco. Entrambi sono il culmine logico della Campagna di Nubia.

 

TIMELINE (1959-1980)

Aprile/ Ottobre 1959: I governi egiziano e sudanese richiedono indipendentemente l’uno dall’altro l’assistenza all’Unesco per salvare i siti e monumenti della Nubia minacciati dalle acque come conseguenza della costruzione della Grande Diga di Aswan.

Novembre/ Dicembre 1959: La 55a sessione del Consiglio Esecutivo adotta il principio di un appello per la cooperazione internazionale, per assistere i governi egiziano e sudanese ed autorizzare gli studi preparatori al lavoro di salvataggio di Abu Simbel e le indagini archeologiche dei siti nella Nubia sudanese da eseguire con la massima urgenza.

Gennaio 1960: Inaugurazione ufficiale dei lavori della Grande Diga di Aswan.

Marzo 1960: Il Direttore Generale dell’Unesco lancia un appello alla comunità internazionale per la salvaguardia dei monumenti della Nubia.

16-18 Maggio 1960: Primo meeting del Comitato di Azione Internazionale a Parigi.

22 Maggio 1960: Primo meeting al Cairo del Comitato consultivo per la Campagna.

Mesi Estivi 1960: Smantellamento e trasferimento dei templi di Debod e Taffa e del Chiosco di Qertassi a cura del Servizio delle Antichità Egiziane.

11 Novembre 1960: Sessione della Conferenza Generale dell’Unesco per continuare ed ampliare la Campagna Internazionale per il Salvataggio dei Monumenti della Nubia.

1961: Smantellamento, trasferimento e ricostruzione del tempio di Kalabsha da parte della Repubblica Federale di Germania.

Febbraio 1962: Meeting degli Esperti sul Salvataggio dei Monumenti della Nubia sudanese.

Novembre-Dicembre 1962: 12ma sessione della Conferenza Generale. Creazione del Comitato Esecutivo della Campagna Internazionale.

1962: Smantellamento, taglio e trasferimento del tempio di Beit al-Wali e Wadi es-Sebua e della Tomba di Pennut ad Aniba con il contributo economico degli Stati Uniti d’America; smantellamento e trasferimento dei templi di Dendur, Dakka e Maharraqa sotto la supervisione del Servizio delle Antichità Egiziane.

1963: Smantellamento, trasferimento e ricostruzione a Khartoum da parte del Servizio delle Antichità Sudanesi dei resti del tempio di Aksha, con il contributo economico della Francia, del tempio di Buhen, con il contributo economico del Regno Unito e degli Stati Uniti d’America e dei templi di Semna Orientale, con il contributo economico dell’Olanda, e Semna Occidentale, con il contributo economico del Belgio.

Giugno 1963: Il Governo Egiziano sceglie il progetto che prevede di tagliare e trasferire i due templi di Abu Simbel.

Novembre 1963: Meeting al Cairo del Comitato Esecutivo della Campagna e dei rappresentanti dei paesi donatori. Firma dell’accordo per la realizzazione del progetto di taglio e trasferimento del tempio di Abu Simbel.

Primavera 1964: Inizia l’evacuazione della popolazione. I lavori sono terminati fino alla Seconda Cataratta.

Aprile 1964: Inizio del lavoro per salvare i templi di Abu Simbel.

Mesi Estivi 1964: Taglio e smantellamento del tempio di Derr. Taglio dei frammenti del tempio di Gerf Hussein e delle cappelle di Qasr Ibrim. Lavoro realizzato dal Servizio delle Antichità Egiziane, che ha anche assistito l’Italia durante il taglio della cappella di Ellesija.

Settembre-Ottobre 1964: Le acque del lago creato dalla Grande Diga di Aswan cominciano a salire.

1964-65: Smantellamento delle stanze del tempio di Amada e trasferimento via ferrovia del santuario a cura della Francia.

1965: Fine dei lavori di scavo nella Nubia Egiziana.

Mesi Estivi 1968: Il Governo Egiziano sceglie il progetto per smantellare i templi sull’isola di Philae e ri-ereggerli sulla vicina isola di Agilka.

22 Settembre 1968: Fine dei lavori ad Abu Simbel.

6 Novembre 1968: 15ma sessione del Comitato Esecutivo. Il Direttore Generale lancia un appello alla comunità internazionale per il salvataggio dei templi sull’isola di Philae.

1969: Fine della costruzione della Grande Diga di Aswan.

1970: Il Direttore Generale è autorizzato a firmare un accordo con il Governo Egiziano ed i paesi donatori per il salvataggio dei monumenti di Philae.

1972: Inizio del lavoro per il salvataggio dei Monumenti di Philae; livellamento ed ampliamento dell’isola di Agilkia.

1973: Fine degli scavi nella Nubia Sudanese.

1977: Inizio della ricostruzione dei Monumenti di Philae sull’isola di Agilkia.

1978: 20ma sessione della Conferenza Generale dell’Unesco; il Comitato Esecutivo della Campagna Internazionale viene riorganizzato.

Agosto 1979: Fine dei lavori di trasferimento dei Monumenti di Philae.

10 Marzo 1980: Fine della Campagna Internazionale per il Salvataggio dei Monumenti di Nubia.